Uno degli autoinganni più frequenti, in particolar modo tra le persone con un’intelligenza elevata, è la convinzione secondo la quale attraverso un ragionamento puramente logico e razionale possano essere affrontati tutti i problemi e gli ostacoli che la vita ci pone di fronte.
Questo meccanismo veniva definito da P. Watzlawick con il termine di “ipersoluzione” razionalista (Nardone G.): ovvero la concezione secondo cui tutti i fenomeni (compresi quelli umani), possano essere analizzati e risolti alla luce di una logica rigida che induca in maniera lineare alla spiegazione razionale ed al controllo del fenomeno stesso.
La domanda a questo punto sorge spontanea. Siamo certi che sia possibile trovare una soluzione per ogni problema facendo riferimento “fedelmente” al solo ragionamento lineare?
Naturalmente l’evolversi nella storia umana, della capacità di analisi, ci ha permesso di sviluppare le capacità intellettive e di gestione della realtà, ma il problema nasce quando questa modalità di analizzare ciò che ci circonda diventa estremamente rigida ed assoluta.
Non bisogna infatti scordare che nei ragionamenti logici e matematici il risultato atteso viene ottenuto sempre e rigorosamente perché l’uomo ha costruito questi modelli, in maniera tale che effettivamente tutto torni.
Ciò ha permesso al genere umano di creare abilità tecnologiche elevatissime ma solo finchè queste vengono applicate ai cosiddetti fenomeni lineari, cioè strettamente legati ad una relazione di causa ed effetto non ricorsivo.
Di fatti, non c’è alcun algoritmo matematico o logico che possa venirci in aiuto o risolvere i nostri dubbi o problemi legati alla sfera emotiva.
Basti pensare a quando amiamo una persona ma non ricambia lo stesso sentimento, o quando di fronte alla paura ci comportiamo in maniera totalmente irrazionale.
In conclusione, anche la “sacra” logica ed intelligenza, se portati all’esasperazione sono controproducenti.
Ma allora che fare?
Iniziare a prendere consapevolezza che la stessa soluzione o logica, usata in determinate situazioni (per quanto possa aver portato a benefici in quel momento) non è applicabile sistematicamente a tutte le altre.
Se ci troviamo a dovere risolvere quesiti e questioni prettamente pratiche (organizzare un viaggio o fare un bilancio aziendale) senza dubbio il ragionamento logico calzerà a pennello.
Ma di fronte alla delusione di essere stati lasciati dal proprio partner o al tentativo di interrompere dei riti propiziatori per evitare la paura che qualcosa accada, sarà necessario ricorrere a strumenti logici diversi che consentano di far fronte a tutti quei comportamenti o stati d’animo che vorremo potessero essere gestiti con un interruttore d’emergenza, con su scritto “LOGICA-RAGIONE”, ma che in realtà ci portano ad essere nelle nostre reazioni, spesso e volentieri, contradditori o addirittura paradossali.
E ricorda: “Un aspetto delle decisioni è che non sempre esse si basano su procedure logico-razionali, ma fanno capo all’istinto.” ALBERTO OLIVERIO
DOTT. MATTEO MARRONE
Psicologo dello sviluppo e dei processi socio lavorativi
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